11. SANTA MARIA DELLA NOCE


© Paolo Terraneo

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Varcando una delle aperture dell’esedra si giunge nel cuore di Santa Maria, in una armoniosa corte rettangolare che custodisce il santuario da cui prende nome.

I due grandi portici, riedificazione ottocentesca dell’antico luogo del mercato, dal XIX secolo sino alla crisi della bachicoltura ospitarono il mercato dei bozzoli, uno dei più importanti mercati della Brianza per il commercio della seta. Il porticato era già stato, a partire dal ‘500, un ricco ambiente di scambi commerciali, come testimoniano le aperture con la porta d’accesso e la piccola vetrina d’esposizione, tipiche delle botteghe, e le grandi pietre monolitiche adagiate sulla piazza, all’epoca postazione riservata agli stagnari che usavano la pietra e le incisioni ancora visibili sulla superficie per stagnare gli oggetti in rame.

Separata da un’insolita balaustra in pietra, raccomandata da san Carlo Borromeo per dividere il sagrato dal terreno profano, sulla piazza si affaccia il Santuario di Santa Maria della Noce. Esso sorge sul luogo ove, secondo tradizione, nell’anno 1501, la Vergine apparve tra i rami di un noce per soccorrere due fanciulli esausti dalla fame, i quali, in cerca di legna, si erano smarriti nel bosco.

L’edificazione ebbe inizio già dal 1519 ma, dal verbale della visita del vescovo di Milano Carlo Borromeo, sappiamo che ancora nel 1570 si limitava ad una piccola edicola commemorativa. In tale circostanza, il Cardinale decise di far sorgere, proprio accanto alla cappella, un seminario per la formazione di sacerdoti che avessero cura del popolo della zona e, qualche anno dopo, nel 1582, decise di affidare la progettazione di un santuario decoroso alla scuola di Pellegrino Tibaldi. I lavori di costruzione furono però completati solo molti anni dopo, tra il 1660-70, a causa della povertà in cui giaceva la popolazione di Inverigo. Nel 1638 fu dunque chiuso l’adiacente seminario, che intercettava i pochi fondi esistenti, e i lavori poterono proseguire, favoriti anche dall’interessamento della famiglia Crivelli che all’epoca dominava sul territorio. A testimonianza dell’interessamento dei Crivelli, rimangono la lapide latina a destra dell’altare maggiore e grande il quadro che la sovrasta, voluti dal marchese Giovan Battista Crivelli.

La facciata del Santuario, severa nel classicismo delle forme, presenta quattro lesene sormontate da capitelli ionici che reggono il timpano triangolare, ripetuto in dimensioni minori sopra l’ingresso centrale, che vanta un portone di pregevolissimo intaglio su disegno secentesco.

L’interno dell’edificio in stile dorico ha un impianto a croce greca. Il grande vano centrale quadrato è sormontato dalla cupola a calotta cieca e illuminato dall’abbondante luce proveniente dalla lanterna. Cupola e volte sono decorate con lacunari e rosoni; figure degli evangelisti decorano i quattro pennacchi. La navata centrale è spoglia e conduce verso l’altare maggiore su cui sovrasta la statua lignea policroma della Vergine col Bambino, opera artigianale secentesca. Nell’abside è stato di recente posto uno strappo d’affresco della vecchia parrocchia del paese rappresentante Maria che allatta il Bambino, probabilmente la raffigurazione più antica della Madonna del Pane. Le due cappelle laterali dedicate a S. Carlo e a S. Giuseppe (attualmente cappella del Crocifisso), ricche di stucchi, riecheggiano motivi classicheggianti secenteschi. Nella cappella del Borromeo è possibile ammirare la pala raffigurante “San Carlo in Gloria“, attribuibile al Morazzone (1618). Di valore sono anche le grandi tele collocate sulle pareti laterali del braccio orientale: “Assunzione della Vergine” (XVI sec.) attribuita a Gian Domenico Caresana e la “Visitazione della Vergine a S. Elisabetta” di Francesco Crivelli. Da notare anche “Gesù con la cananea attribuito alla scuola dei Carracci, sopra il portale d’ingresso, “San Girolamo” e “Gesù nell’orto degli Ulivi“, quest’ultima di Antonio Campi (1577).

La chiesa s’addossa ad una vecchia torre squadrata e massiccia in cotto che fa ora da campanile. Essa è più antica del santuario e la sua struttura medioevale la fa risalire a quella serie di torri di comunicazioni e segnalazioni che collegavano Lecco, Erba, Mariano, Cantù. E’ probabile che a ridosso di questa torre sorgesse la primitiva cappella di S. Maria.

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